Animalia 4

23 Agosto 2024
Renato Guttuso, Il merlo, 1984

Si racconta la storia di Giona, nella versione, semplice e bellissima, della Bibbia ebraica; dopo l’ascolto, si chiede di condividere storie di animali, di rinascita o di disobbedienza (tutti temi presenti nella vicenda di Giona); e a volte vengono fuori racconti come quello di Manuela, amaro e divertente allo stesso tempo, in una lingua autentica che rende più facile la comunicazione anche con chi la lingua non la possiede ancora in maniera sicura.


Non ho mai avuto degli animali finché non ho avuto quasi 40 anni ed è arrivato un cagnolino a casa nostra. Da bambina avrei tanto desiderato un animale, probabilmente un gatto: a un cane non avrei nemmeno mai aspirato perché mia madre era una maniaca della pulizia, perfino un po’ nevrotica da quel lato lì, e quindi animali in casa non ne potevano entrare assolutamente. Per fortuna nella stessa casa dove vivevo con i miei abitavano anche i miei nonni che avevano uno spirito un po’ diverso, più tollerante. Dai nonni si viveva con più rilassatezza e con più serenità. Un giorno mio nonno che andava spesso in giro in bicicletta e portava a casa di tutto perché era una persona estremamente economa, uno che riciclava tutto, in anni in cui il discorso del recupero e del riciclo non esisteva ancora… di soprannome lo chiamavano furmiga, formichina, sia perché era molto parsimonioso, sia perché era un uomo piccoletto. A suo avviso tutte le cose si tenevano da conto: un pezzo di spago, un po’ di fil di ferro raccattato vicino al pattume, un bottone trovato dietro al divano… Un giorno, dicevo, il nonno arriva a casa con un volotto, un piccolo di merlo che ancora non volava ed era caduto dal nido. “Questo qui lo teniamo, così gli insegniamo a fischiare!”. Aveva anche una gabbia enorme, secondo me era una gabbia da galline, non lo so… Comunque a primavera lui mette fuori nell’orto questa gabbia enorme con dentro il merlo a cui dà anche un nome: Ciccio. E lui andava lì da questo Ciccio e siccome stava nell’orto delle ore, fischiettando avanti e indietro, era riuscito a insegnargli a fischiare per davvero. Forse era anche nella sua natura, ma alla fine Ciccio aveva imparato a fare delle fischiate anche molto articolate. Io, che non avevo mai avuto un animale e l’avrei tanto desiderato, alla fine mi accontentavo anche di Ciccio con cui non c’erano grandi rapporti, anche perché io non sapevo nemmeno fischiare… Ma lui fischiava, fischiava, e io stavo lì a fare i miei giochi di bambole, di pasticci vari, e anche senza pensarci ascoltavo Ciccio fischiare. Un giorno arrivo a casa da scuola, vado nell’orto e vedo la gabbia, ma Ciccio non c’era. E penso: “Dove sarà finito Ciccio?”. Poi vado su a casa mia, mangio e dopo aver mangiato dico ai miei: “Vado giù dai nonni”. Arrivo e mia nonna stava litigando con mio nonno furiosamente, con parole irripetibili, perché il merlo era morto di vecchiaia e mio nonno pretendeva che mia nonna spennasse questo merlo e lo facesse arrosto perché per lui era inconcepibile sprecare qualcosa, fosse anche la misera carne di un merlo. Io ricordo che rimasi inorridita e piangevo disperata. E mia nonna ad accanirsi ancora di più con mio nonno. Il mio primo animale è finito così: ma non nel forno, perché mia nonna ha tenuto duro. Io ero incredula: “Ma come? Il nonno gli voleva così bene, hanno passato tante ore a fischiettare insieme, e adesso se lo vuole mangiare?”


I frammenti dal titolo Animalia sono nati “di rimbalzo” dagli studenti e dagli amici della Scuola Frisoun dopo aver sentito raccontare le storie di Giona e la balena, di Androcolo e il leone e di altri strani rapporti tra uomini e animali.

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