“Gli asini” sono stati la mia università.
Scienze dell’educazione qualche cosa me l’ha pur data: qualche bel corso rapinato ai dipartimenti vicini (in particolare un bellissimo esame di storia delle tradizioni popolari che mi fatto scoprire la perturbante lettura, molto “anti-pedagogica”, che Leslie Fiedler ha dato dei freaks e dei fenomeni da baraccone, e uno altrettanto bello di storia del cinema africano nel quale ho visto per la prima volta Touki Bouki!) e un tirocinio obbligatorio, realmente formativo, con l’associazione Hamelin di Bologna. Per quanto riguarda le discipline specifiche invece – pedagogia generale, didattica, filosofia e sociologia dell’educazione, psicologia dell’età evolutiva… -, sostanzialmente ciarpame. Ciarpame di cui mi sono liberato a fatica e solo quando ho incontrato Goffredo Fofi e i gruppi-rivista che animava, “Lo straniero” prima e “Gli asini” poi.


Non so come sia oggi la situazione, ma ai miei tempi ci si poteva laureare in Scienze dell’educazione senza aver mai sentito parlare di Pestalozzi, Froebel, Montessori, Freinet, Korczak… Che sarebbe come laurearsi in fisica senza aver mai studiato Newton o Galileo. Recuperati appunto solo più tardi sulle pagine delle riviste di Goffredo, insieme ai pensatori radicali, ai pedagogisti anarchici, agli eretici interni al mondo cattolico, alla storia dei movimenti educativi del dopoguerra e ai loro centri propulsivi.
Posso dire di aver capito cosa fosse la pedagogia solo grazie a quelle riviste e alle persone e ai gruppi che su quelle pagine scrivevano o di cui si parlava. E grazie al dialogo che solo lì sembrava desiderato tra il sapere pedagogico e la critica culturale, il cinema, il teatro, l’inchiesta sociale, la politica, i fumetti, la letteratura… Senza che alla pedagogia peraltro venisse concesso alcun primato (il primato la pedagogia ce l’ha solo nelle dittature, negli stati etici, sotto i fascismi).
Alcuni dei gruppi e delle persone che ho letto su “Gli asini” sono diventati nel tempo interlocutori privilegiati e fidati compagni di viaggio, senza i quali anche la Scuola Frisoun e Touki Bouki sarebbero molto diversi da come sono.
Le motivazioni che spingono “Gli asini” ad andare avanti sono sempre le stesse. Le condizioni in cui oggi si opera sembrano terribilmente più complicate.
Nell’etere “Gli asini” si trovano qui: https://gliasinirivista.org/
Nella realtà è molto facile incontrarli in diverse città.
Per leggerli è necessario abbonarsi. Qui le istruzioni per come farlo: https://gliasinirivista.org/abbonati/
Se ci si abbona entro il 15 di gennaio si ha diritto a un bello sconto e si permette a “Gli asini” di programmare meglio l’anno che verrà.


