C’è qualcosa nelle nostre vite singolari, cioè nelle vite che ognuno di noi fa normalmente tutti i giorni, che per sua virtù propria ha il potere di sbalestrare qualsiasi discorso. Nei fatti noi, quasi tutti, non siamo altro che delle collezioni ambulanti, una collezione di cose in bilico dove ci sta dentro un po’ di tutto, un po’ di prati, pioppeti, lavori, hobby, nuvole, carriole del nonno, automobili, mamme.
Per esempio in questo periodo ho conosciuto un ragazzo che è molto appassionato di lavatrici, dopo un po’ che ci conoscevamo mi ha chiesto che lavatrice possedeva mia madre. Allora gli ho detto che abitavo da solo e lui mi ha chiesto se avevo una AEG e io gli ho detto che forse una AEG ce l’aveva mia zia, ma a me sembrava di possedere una Candy. Lui era abbastanza contento che io possedessi una Candy, perché secondo lui era buona come lavatrice la Candy. Però poi, quando sono tornato a casa ho controllato: io non ho una Candy, ho una Whirlpool, e non ci avevo mai fatto caso. Come se ci fosse Dio che un bel giorno ha steso per terra tanti lenzuoli, ha aspettato che ci vada a finire dentro della roba, un po’ di tutto, poi ha fatto su i lenzuoli come se fossero dei fagotti, e ogni fagotto è diventato una vita. Nel lenzuolo che è diventato la vita del mio amico ci ha messo dentro cinque o sei lavatrici, nel mio lenzuolo zero. Per questo motivo per lui la lavatrice è musica, per me è “fare il bucato”.
Comunque questa cosa che sta in bilico alla meglio perché c’è dentro un po’ di tutto, e che a un certo punto diventa uno sfacelo e si rompe, quando ce la guardiamo addosso ci sembra che abbia una sua armonia incredibile, che sia una delle varie perfezioni dell’universo, anche se ovvio che tutto è venuto su alla meglio.
(Ugo Cornia, Sulle tristezze e altri ragionamenti, Quodlibet 2008)