Giona

23 Luglio 2024
Iscrizioni in persiano sulle braccia di Giona "Il disco del sole si oscurò, Giona entrò nella bocca del pesce."

La Bibbia, in particolare il primo Testamento, è ricchissima di storie. Alcune bellissime, anche su un piano puramente narrativo, al di là del significato teologico (sebbene sia meglio non separare mai troppo i due piani) e che si possono leggere e raccontare, magari con l’aiuto delle immagini, anche a studenti stranieri con un livello di lingua medio o basso: l’arca di Noè, la torre di Babele, le lenticchie di Esaù, Giuseppe e il tradimento dei fratelli, l’esposizione del piccolo Mosè nel Nilo, eccetera eccetera. E poi Giona, una figura bizzarra di profeta, conosciuta anche nella cultura musulmana (i nomi Yunus, Younes, Inoussa, ecc. vengono da lì), che disobbedisce al Signore, vive tre giorni nella pancia di un mostro marino e ha il coraggio di arrabbiarsi, da pari a pari, con Dio.

L’11 e il 20 marzo 2024 abbiamo letto e commentato, insieme ad alcuni studenti della Scuola Frisoun e ai redattori di Touki Bouki, la storia di Giona. QUI potete ascoltare la traccia audio di quegli incontri. Quello che segue è il testo usato da Gianni Zagni, guida di questo piccolo esperimento di lettura ad alta voce. È tratto dalla versione Cei della Bibbia del 2008, leggermente semplificato a uso dei nostri studenti stranieri: abbiamo trasformato il passato remoto in presente; abbiamo sostituito alcuni vocaboli difficili con sinonimi più semplici e altri li abbiamo spiegati nelle note.  

Sarcofago di Giona, Musei Vaticani, IV secolo

1

1 Un giorno il Signore rivolge a Giona, figlio di Amittài, queste parole: 2«Alzati, va’ a Ninive[A], la grande città, e proclama a tutti che la loro cattiveria è salita fino a me». 3Giona invece si mette in cammino per fuggire a Tarsis[B], lontano dal Signore. Scende a Giaffa, dove trova una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, si imbarca con altri uomini per Tarsis, lontano dal Signore.


4Ma il Signore scatena sul mare un vento fortissimo e una tempesta così grande che la nave rischia di distruggersi. 5I marinai, impauriti, invocano[C] ciascuno il proprio dio e gettano in mare tutto quello che hanno sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più in basso della nave, si sdraia e comincia a dormire profondamente. 6Gli si avvicina il capo dell’equipaggio e gli dice: «Che cosa fai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si preoccuperà di noi e non moriremo».
7Quindi dicono fra di loro: «Venite, tiriamo a sorte[D] per sapere chi ci abbia causato questa sciagura[E]». Tirano a sorte e la sorte cade su Giona. 8Gli domandano: «Spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere?[F] Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?». 9Giona risponde: «Sono Ebreo e venero il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra». 10Quegli uomini vengono presi da grande paura e gli domandano: «Che cosa hai fatto?». Infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva lontano dal Signore, perché lui stesso lo aveva raccontato a loro.
11Allora gli dicono: «Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?». Infatti il mare infuriava sempre più. 12Giona gli risponde: «Prendetemi e buttatemi in mare e il mare, che ora è contro di voi, si calmerà perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia».
13Quegli uomini cercano di raggiungere la spiaggia a forza di remare, ma non ci riescono, perché il mare si infuria sempre di più contro di loro. 14Allora implorano il Signore e gli dicono: «Signore, fa’ che non moriamo a causa della vita di quest’uomo e non imputarci il sangue innocente, poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere». 15Prendono Giona e lo gettano in mare e il mare placa immediatamente la sua furia. 16Allora quegli uomini provano un grande timore del Signore, offrono sacrifici al Signore e gli fanno promesse.

Mosaico di Giona nella basilica di Aquileia, IV secolo d.C.


2

1Ma il Signore decide che un grosso pesce mangi Giona; e Giona resta nella pancia del pesce tre giorni e tre notti. 2Dalla pancia del pesce Giona prega il Signore, suo Dio, 3e dice:

«Nella mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha risposto;
dal profondo degli inferi ho gridato
e tu hai ascoltato la mia voce.
4Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare,
e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.
5Io dicevo: “Sono scacciato
lontano dai tuoi occhi;
eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio”.
6Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,
l’abisso mi ha avvolto,
l’alga si è avvinta al mio capo.
7Sono sceso alle radici dei monti,
la terra ha chiuso le sue spranghe
dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita,
Signore, mio Dio.
8Quando in me sentivo venir meno la vita,
ho ricordato il Signore.
La mia preghiera è giunta fino a te,
fino al tuo santo tempio.
9Quelli che servono idoli falsi
abbandonano il loro amore.
10Ma io con voce di lode
offrirò a te un sacrificio
e adempirò il voto che ho fatto;
la salvezza viene dal Signore».

11E il Signore parla al pesce ed il pesce sputa Giona sulla spiaggia.

Miniatura tedesca del ‘500


3

1Il Signore per la seconda volta parla a Giona in questo modo:2 «Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». 3Giona si alza e va a Ninive secondo la parola del Signore.
Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino[G]. 4Giona comincia a percorrere la città per un giorno di cammino e predica: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta».
5I cittadini di Ninive credono a Dio e stabiliscono un digiuno, vestono il sacco[H], grandi e piccoli. 6Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alza dal trono, si toglie il mantello, si copre di sacco e si mette a sedere sulla cenere[I]. 7Per ordine del re e dei suoi grandi viene poi proclamato a Ninive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi[J] non mangino nulla, non pascolino, non bevano acqua. 8Uomini e animali si coprano di sacco, e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dal suo comportamento cattivo e dalla violenza che è nelle sue mani. 9E speriamo che Dio cambi idea, si ravveda, deponga la sua grande indignazione[K] e noi non dobbiamo morire!».
10Dio vede le loro opere, che cioè si sono convertiti dalla loro condotta malvagia[L], e cambia idea riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fa.

Tavola da Jami al-Tavarikh (compendio delle cronache) con Yunus (Giona) e la balena. Arte islamica XIX secolo.


4

1Ma Giona ne prova grande dispiacere e si indigna. 2Prega il Signore: «Signore, non era forse questo che dicevo quand’ero nel mio paese? Per questo motivo mi sono affrettato a scappare a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso[M], lento all’ira, di grande amore e che cambi idea riguardo al male minacciato. 3Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!». 4Ma il Signore gli risponde: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?».
5Giona allora esce dalla città e sosta a oriente di essa. Si costruisce lì una capanna e si siede dentro, all’ombra, in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. 6Allora il Signore Dio fa crescere una pianta di ricino[N] al di sopra di Giona, per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona prova una grande gioia per quel ricino.
7Ma il giorno dopo, allo spuntare dell’alba, Dio manda un verme[O] a rodere la pianta e questa si secca. 8Quando il sole si è alzato del tutto, Dio fa soffiare un vento d’oriente, afoso[P]. Il sole colpisce la testa di Giona, che si sente male e chiede di morire, dicendo: «Meglio per me morire che vivere».
9Dio dice a Giona: «Ti sembra giusto essere così sdegnato per questa pianta di ricino?». E Giona risponde: «Sì, è giusto; ne sono sdegnato da morire!». 10Ma il Signore ribatte: «Tu hai pietà per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto nascere, che in una notte è cresciuta e in una notte è morta! 11E io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, nella quale vivono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?».

Liberamente tratto dal testo CEI 2008

Giona e il mostro marino in marmo dell’Imetto. Ignoto scultore meridionale della fine del XII secolo, museo di Capodimonte, Napoli.

NOTE


[A] Ninive: capitale dell’Assiria, distrutta dai Medi e dai Babilonesi nel 612 a.C. Ninive si trovava tra la sponda sinistra del Tigri e il fiume Khusur, proprio di fronte all’attuale città di Mossul.
[B] Tarsis: non è localizzabile con precisione; in genere si pensa a una città portuale del Mediterraneo occidentale. Giona va, dunque, in direzione opposta rispetto a Ninive. Giaffa è sulla costa della terra di Canaan, vicino all’attuale Tel-Aviv.
[C] Invocano = pregano disperati il loro dio.
[D] Tirare a sorte = scegliere a caso, come facciamo oggi lanciando una moneta (testa o croce?). Tirare a sorte era un modo abituale, in alcune culture, per cercar di conoscere la volontà divina.
[E] Sciagura = situazione terribile e pericolosa.
[F] Mestiere = lavoro.
[G] L’espressione “tre giornate di cammino”, usata per indicare la grandezza di Ninive è certamente esagerata (la città era larga probabilmente 4 o 5 chilometri), ma serve a far capire la grandezza della città, che ai tempi del racconto era una delle più grandi e importanti città del mondo.
[H] “Vestire il sacco” significava indossare una veste brutta, fatta di materiale povero. Era un segno di pentimento, un modo per dimostrare di aver capito i propri errori e le proprie colpe.
[I] La cenere è quello che rimane del legno bruciato. La cenere come il sacco era segno di pentimento.
[J] Gli armenti sono gruppi di mucche, buoi o cavalli, le greggi sono gruppi di pecore o capre.
[K] Si ravveda = si penta della sua scelta di distruggere Ninive. Deponga la sua indignazione = si calmi la sua rabbia.
[L] Dio vede che le persone di Ninive smettono di comportarsi in maniera cattiva.
[M] Un dio che ha pietà e che perdona gli errori degli uomini e delle donne.
[N] Un albero di origine africana che ha foglie grandi e che cresce in media 2 o 3 metri.
[O] Un piccolo animale che entra nell’albero, mangia il legno e piano piano lo fa morire.
[P] Un vento caldo, che rende ancora più insopportabile il caldo del sole.

Touki Bouki

Articolo scelto dalla redazione.

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