Cos’è la pietra paziente del titolo? Ѐ una presenza ricorrente nelle antiche fiabe persiane capace di ascoltare chiunque le si rivolga e di farsi carico di tutti i suoi dolori, fino al punto in cui esplode, alleggerendogli così il cuore. Il romanzo è organizzato per capitoli ognuno dei quali accoglie, a turno, il monologo dei singoli protagonisti; ognuno racconta la propria visione dei fatti nel loro farsi.
Ma che libro è Pietra paziente dello scrittore iraniano Sadeq Chubak? Ha una struttura polifonica, costruita come una scatola cinese che necessita di un tempo dilatato per essere assaporato perché contiene tante scatole diverse che alla fine compongono un quadro coerente. Ma si deve essere pazienti come la pietra delle fiabe persiane per gustarne tutte le sfaccettature.
Tra le pagine del libro sono anche sparsi qua e là versi della poesia classica persiana, così come una raccolta di fiabe, di detti e filastrocche della tradizione popolare. Ѐ un romanzo che procede, a volte, attraverso brani teatrali e vi si può leggere un intero episodio del libro dei re di Firdusi, poeta epico della letteratura persiana medievale. In Pietra paziente possiamo trovare una riflessione sulla lingua e gli strumenti della letteratura; infine è un excursus sull’intera storia della Persia, le sue antiche dinastie, le invasioni – quella araba e quella mongola – le diverse religioni e culture che vi hanno trovato espressione (anche grazie alle numerose note presenti in questa prima edizione italiana).
La vicenda è ambientata in Iran, precisamente a Shiraz, città che sorge ai piedi dei monti Zagros a poca distanza dall’antica Persepoli, nel 1933. La vicenda si svolge nel giro di pochi giorni e i protagonisti dei monologhi abitano tutti (meno uno) in un povero caseggiato, da cui è sparita Gowar una giovane donna, madre di Kakolzari che è così rimasto solo. Gowar non prenderà mai la parola con un proprio monologo a differenza di Kakolzari di cui potremo ascoltare la voce bambina. Condividono la stessa casa anche due donne che ascoltano spesso: una è quella di una vecchia, ammalata anzi vicina alla morte, Iahansolkan, affezionatissima a Gowar e a Kakolzari, l’altra, quella di Belquis una giovane donna che si sobbarca il peso di un marito oppiomane, scansafatiche e impotente; dalle sue parole usciranno soltanto il rancore, la frustrazione e il suo smisurato desiderio per Ahmad Aqa.
Ahmad Aqa. Ѐ l’ultimo dei coinquilini, innamorato perso di Gowar, indignato per la sua condizione di “moglie temporanea” cui è costretta; sa bene cosa potrebbe fare per aiutarla, ma non si decide, troppo indolente, forse. L’altra sua aspirazione è la scrittura: vuole diventare lo “scrittore dei pezzenti”, descrivere la realtà e i pensieri attraverso il loro stesso linguaggio, pur se scorretto, sgradevole, volgare. Peccato che non riesca a vincere la sua indolenza e a impegnarsi seriamente. Nel romanzo però è la sua voce che denuncia le insopportabili condizioni di vita dei “pezzenti”, in particolare quelle delle donne, a partire dalla vita di sua madre. Ѐ ancora lui che riflette sulla storia e sulle condizioni attuali del suo paese: la miseria del caseggiato in cui vive si espande così nello spazio e nel tempo; in una visione del passato, del presente e del futuro dell’umanità senza speranze. In questo senso la narrazione della creazione dell’uomo e della donna nell’ultimo capitolo è emblematica. L’attaccamento dei protagonisti alla propria vita è tanta, ma insufficiente, lei sola, a far svoltare i fatti. In tutti i tempi: com’è difficile “far svoltare i fatti”, oggi più che mai! Pietra paziente è vietato in Iran, vi circola solo clandestinamente e questo è un altro motivo per leggerlo e consigliarlo.
Recensione a cura di Lauretta Bulgarelli.
Sadeq Chubak, Pietra paziente, Ponte33, 2021 (edizione originale 1966).
Il libro è presente nella biblioteca della Scuola Frisoun dove è possibile consultarlo o prenderlo in prestito.