In furia nel mondo animale

22 Luglio 2024

Procedere per forti contrasti non è solo una tecnica retorica, un armamentario narrativo. Per qualcuno è la vita stessa a procedere così. Coincidentia oppositorum, dicevano i filosofi medievali. Sicuramente i forti contrasti – per esempio l’amore in mezzo alla violenza, la passione in mezzo al nichilismo – fanno risaltare i contorni. Come le pagine affettuosissime che Thomas Bernhard riserva al nonno, a fronte delle ciniche descrizioni degli altri membri della sua sgangherata famiglia, o le ballate romantiche cantate dalla voce cupa e funerea di Nik Cave. O ancora, ed è qui che volevamo arrivare, il trasporto di Luois-Ferdinand Céline per gli animali: tra le pagine disincantate, livorose e recriminatorie che descrivono i suoi spostamenti attraverso l’Europa devastata dalla Seconda guerra mondiale (la Trilogia del nord) spiccano, appunto per contrasto, alcune incondizionate dichiarazioni di amore per i suoi cani, gatti e pappagalli. A cominciare da Bébert, il gatto più famoso della letteratura europea: la sua fuga rocambolesca dalla Germania in fiamme nascosto nel panciotto dello scrittore è diventata leggendaria.

Qualcuno dice che Céline amasse gli animali e odiasse gli uomini. Non è del tutto vero. Odiava semmai l’Uomo, con la u maiuscola, le idee di uomo che circolavano in quegli anni di “grandi sentimenti”, frutto di pensieri-massa oltre che delle grandi ideologie del suo tempo, nazionaliste, comuniste, scientiste, umaniste…

Ma per tornare al suo amore per gli animali, si leggano, a titolo di esempio, le righe struggenti che lo scrittore francese dedica al ricordo della morte della sua cagna Bessy nel giardino della casa di Meudon, a Parigi, con la sua agonia discreta, il muso rivolto a nord, verso le brughiere danesi dove Cèline l’aveva accolta, libera e fiera, una volta uscito dal carcere di Copenaghen in cui era stato trattenuto in custodia preventiva su mandato d’arresto internazionale con l’accusa di aver collaborato con il nazismo. (Touki Bouki)


[…] Le onde animali sono così, un quarto di millimetro a fianco, sei più tu…  esisti più… un altro mondo!… lo stesso mistero con Bessy, la mia cagna, più tardi, nei boschi, in Danimarca… se la svignava… io la chiamavo… dai!… non sentiva!… era in fuga… ed è tutto!… passava, ci sfiorava proprio contro… dieci volte!… venti volte!… una freccia!… e alla carica intorno agli alberi!… così veloce che le vedevi più le zampe! bolide! quel che poteva di velocità!… potevo chiamarla! esisteva più!… eppure una cagna che adoravo… e lei pure… credo che mi amava… ma la sua vita animale prima di tutto! per due…  tre ore… contavo più… era in fuga, in furia nel mondo animale, per fustaie, praterie, conigli, cerve, anatre… mi tornava le zampe insanguinate, affettuosa… è morta qui a Meudon, Bessy, è sepolta là, proprio di fronte, nel giardino, vedo il tumulo… ha molto sofferto per morire… credo, di un cancro… ha voluto morire solo che là fuori… io le tenevo la testa… l’ho abbracciata sino alla fine… era veramente la bestia splendida… una gioia a guardarla… una gioia da vibrare… come era bella!… non un difetto… pelame, corporatura, appiombo…oh, niente si avvicina nei Concorsi!…

È un fatto, io penso sempre a lei, anche qui nella febbre… intanto posso staccarmi da niente, né da un ricordo, né da una persona, a più forte ragione da una cagna… sono di natura fedele… fedele, responsabile… responsabile di tutto! una vera malattia… anticialtrone… il mondo ti sbalocca!… gli animali sono innocenti, anche gli scorrazzatori come Bessy… li abbattono nelle mute…

Posso dire che l’ho molto amata, con le sue folli scappate, l’avrei mica data per tutto l’oro del mondo… non più che Bébert, pure il peggio astioso felino graffiatore, una tigre!… ma molto affettuoso, i suoi momenti… e terribilmente attaccato! ho visto attraverso la Germania… fedeltà di belva…

A Meudon, Bessy, lo vedevo, rimpiangeva la Danimarca… niente a cui correre dietro a Meudon!… non una cerva!…  forse un coniglio?… forse!… l’ho portata nel bosco di Saint-Cloud… che scorrazzi un poco… ha annusato… zigzagato… è tornata quasi subito… due minuti… niente piste da seguire nel bosco di Saint-Cloud!… ha continuato la passeggiata con noi, ma tutta triste… era la cagna molto robusta!… l’avevamo presa molto infelice, lassù… veramente la vita è troppo atroce… certi freddi -25°… e senza cuccia!… mica per dei giorni… dei mesi!… degli anni!… il Baltico gelato…

Tutto a un tratto, con noi, così bene!… le si permetteva tutto!… mangiava come noi!… scappava via… tornava… mai un rimprovero… per così dire ci mangiava nei piatti… più il mondo ci ha fatto delle cattiverie più ci siamo sentiti di coccolarla…  lo è stata!… ma ha sofferto per morire… non volevo assolutamente toccarla con l’ago… farle neppure un poco di morfina… avrebbe avuto paura della siringa… le avevo mai fatto paura… l’ho avuta, molto grave, ben quindici giorni…oh, si lamentava mica, ma vedevo… aveva più forza… stava sdraiata accanto al mio letto… un bel momento, una mattina, ha voluto andare fuori… volevo stenderla sulla paglia… giusto dopo l’alba… voleva mica come la stendevo… non ha voluto… voleva essere in un altro posto… dalla parte più fredda della casa e sui sassi… si è stesa per bene… ha cominciato a rantolare… era la fine… me l’avevano detto, non lo credevo… ma era vero, stava nel senso del ricordo, da dove era venuta, dal Nord, dalla Danimarca, il muso al nord, rivolto nord… la cagna così fedele d’un modo, fedele ai boschi dove scorrazzava, Korsör, lassù… fedele anche alla vita atroce… i boschi di Meudon le dicevano niente… è morta su due… tre piccoli rantoli… oh, molto discreti… senza affatto lamentarsi… così dire… e in posizione veramente molto bella, come in pieno slancio, in fuga… ma sul fianco, prostrata, sfinita… il naso verso le sue foreste da fuga, lassù da dove veniva, dove aveva sofferto… Dio sa!

Oh, ho visto molte agonie… qui… là… dappertutto… ma alla lontana delle così belle, discrete… fedeli…  ciò che nuoce nell’agonia degli uomini è la mostra… l’uomo è sempre nonostante tutto in scena… il più semplice…

Louis-Ferdinand Céline, Da un castello all’altro, in Trilogia del nord, Einaudi 2018, p. 112-114

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