Da Sfax a Nonantola

Voci della diaspora tunisina
22 Dicembre 2024

Dalla scorsa estate siamo impegnati in un intenso lavoro di ricerca sulla Tunisia e sul rapporto che lega la Tunisia all’Italia e a Nonantola. Maria Comandini Calogero, protagonista appartata della stagione e dei movimenti che portarono all’ideazione e alla nascita del servizio sociale italiano, definiva ricerche come la nostra “piccole inchieste non trasferibili”. Inchieste cioè strettamente collegate a un contesto e funzionali a un intervento di carattere politico e sociale, realizzate non da sociologi o antropologi ma da educatori, maestri, assistenti sociali, insegnanti che durante il loro lavoro e per così dire in presa diretta indagano il contesto in cui operano. Inchieste dal valore scientifico non generalizzabile (per questo “non trasferibili”), ma con una forte presa sulla realtà, perché condotte dal basso e con il coinvolgimento diretto delle persone, considerate non solo come oggetto di studio, ma anche come soggetto dell’indagine.

Intorno a dicembre dello scorso anno ci siamo resi conto che la Tunisia tornava in tante delle storie degli studenti della Scuola Frisoun, non solo perché stava aumentando molto il numero di iscritti provenienti da quel paese, tanto da diventare in pochi mesi il secondo paese più rappresentato a scuola, ma anche perché tanti studenti e tante studentesse provenienti dalla Costa d’Avorio, dal Burkina Faso o dal Mali ci raccontavano di aver vissuto alcuni anni in Tunisia o di essere passati da lì per arrivare in Europa. A conferma di questa impressione, i dati ufficiali sui flussi migratori usciti nei primi mesi dell’anno confermavano che il maggior numero di partenze via mare verso l’Europa nel 2023 era avvenuto proprio dalla Tunisia. In particolare dalla città costiera di Sfax.

Da luglio a novembre di quest’anno abbiamo raccolto 26 interviste e storie di vita, sia audio che video. Voci di persone “informate dei fatti”, o perché tunisine o perché transitate dalla Tunisia o perché operatori, attivisti e volontari che con i tunisini lavorano (nel sistema d’accoglienza, nelle comunità per minori non accompagnati, in carcere, nei servizi territoriali a bassa soglia, ecc.).

Una parte di questo lavoro è confluita in un numero speciale di Touki Bouki di 32 pagine, arricchite da foto e illustrazioni di tre giovani artisti tunisini. Una parte è stata restituita in un incontro pubblico il 6 dicembre scorso a Nonantola. Una parte confluirà in una piccola videoinchiesta. Ovviamente consideriamo la ricerca tutt’altro che conclusa.

La fotografia della Tunisia che risulta da questa “piccola inchiesta non trasferibile” è inevitabilmente mossa e sfocata, non solo per i limiti degli “inchiestatori” (limiti di tempo e di competenze), ma anche perché riflesso di un territorio, quello che percorriamo e costruiamo a scuola, frammentato, incoerente, spesso in balia di poteri soverchianti e che tuttavia resta inventivo e con una forte presa sulla realtà.

L’idea di cultura che con la Scuola Frisoun e con Touki Bouki ci sforziamo di mettere in circolazione è da intendersi come scambio piuttosto che come contenuti elaborati dall’alto da calare su quanti ne sono sprovvisti. Operazione complessa e che per essere perseguita necessita di un convincimento profondo: che la condizione di chi è dominato non si traduce sempre e per forza in passività e docilità. Le persone, diceva Michel De Certeau, inventano il quotidiano (parlare, leggere, amare, spostarsi, pregare, lavorare, cucinare…), attraverso mille “forme di bracconaggio”, mille piccole rivincite del debole contro la forza e la necessità. È a qualcuna di queste forme di bracconaggio – tiri mancini, mosse d’astuzia, scarti improvvisi, simulazioni polimorfe, trovate ingegnose, poetiche quanto bellicose – che abbiamo deciso di porre le nostre domande sulla Tunisia. Con l’obiettivo di rispecchiarci in esse, e magari capire meglio qualcosa di “noi”, più che di distribuire patenti di democraticità e di sviluppo. È a loro che abbiamo voluto rendere omaggio con l’ultimo numero di Touki Bouki.

Touki Bouki

Articolo scelto dalla redazione.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Da non perdere

Sempre dritto

Una storia di lavoro e di amicizia

Amica e collega

Hakeem Omotoyosi nel ricordo di Patrizia Salmi.

Per Hakeem

Con queste parole i maestri della Scuola Frisoun hanno ricordato

Una sonrisa para Zakaria

En medio, los abusos y violencias inherentes al ser humano

Eliseo Zoboli in the memories of Geppe Bertoni

We have collected Geppe Bertoni's memories of Eliseo Zoboli in