Cari Frisouniani,
come state? Spero bene!
Da quel che mi risulta a Nonantola è già arrivato l’autunno: mia sorella e mia madre parlano di giornate soleggiate ma fresche, di alberi che iniziano a imbrunire e giornate sempre più corte. Che cosa incredibile le mezze stagioni, anche se forse settembre è sempre un po’ malinconico. La fine dell’estate, la fine delle feste, dei giochi, delle vacanze.
Come state vivendo questo rientro?
Vi ricordate che due anni fa ci eravamo sentiti durante la mia permanenza alle Canarie? Vi andrebbe di ripetere? In questo momento mi trovo a Lima e se siete d’accordo pensavo di raccontarvi e inviarvi qualche foto della mia esperienza qui.
Mi trovo in Sud America perché ho deciso di aderire al bando proposto dal Servizio Civile Universale, un’opportunità davvero unica che viene proposta a ragazzi e adulti tra i 18 e i 28 anni. Si tratta di progetti di cooperazione, ovvero progetti che coinvolgono lo Stato italiano e uno stato estero nel perseguire un obiettivo comune.
Il progetto da me scelto riguarda la tutela e la promozione dei diritti delle popolazioni indigene del Perù, popolazioni che vivono in zone rurali del paese, ovvero sulle Ande (catena montuosa) e in Amazzonia (il polmone verde del mondo), una vastissima foresta pluviale che ricopre parte del territorio peruviano, brasiliano, colombiano, venezuelano, boliviano, ecuadoriano, della Guyana, della Guyana francese e infine del Suriname.
Queste popolazioni ancora oggi vengono discriminate e non sono garantiti loro gli stessi diritti assicurati a tutti i cittadini peruviani, come ad esempio i limeñi, abitanti della città.
Il mio lavoro consiste nel progettare attività e incontri che aiutino a sensibilizzare la popolazione cittadina sul tema, coinvolgendo le stesse comunità indigene, principalmente rispetto all’estrattivismo, attività di estrazione dei minerali dal terreno, una delle principali forme di sostentamento delle comunità rurali. Il Perù è uno dei maggiori produttori di metalli al mondo, tra cui oro, rame, argento e zinco. La richiesta di questi metalli da parte del mondo occidentale (Europa, Stati Uniti ma anche Cina) è altissima e le stesse multinazionali si appoggiano a piccole aziende informali e artigiane che non utilizzano macchinari e protezioni adeguate a estrarre i metalli, inquinando le falde acquifere di tutto il paese e ammalandosi loro stessi. La concentrazione di piombo, metallo pericolosissimo per il nostro organismo, nel sangue dei bambini di Cerro de Pasco, ad esempio, dove si trova una grande miniera, è 42 volte superiore alla norma. I metalli pesanti sono causa di ritardi cognitivi, depressione, gravi forme di leucemia, disturbi gastrointestinali e molte altre malattie.
È importante intervenire a livello legislativo per imporre sanzioni e criteri più stringenti nella produzione mineraria ma anche proporre alternative valide di sviluppo alle comunità indigene.
L’ufficio dal quale lavoro si trova a Lince, un grande quartiere di Lima dove si possono trovare le sedi di tante ONG e le ambasciate. I colleghi sono molto gentili e disponibili, anche se non tanto “chiacchieroni” come mi sarei aspettata da un paese del Sud America, noto per lo spirito accogliente, spiritoso e loquace.
Lima é una città davvero enorme! Ci abitano circa 11 milioni di persone, e forse più, considerando che gran parte delle periferie si sviluppano in baraccopoli (ovvero case di fortuna costruite con lamiere e qualche mattone) e le persone che vi abitano non vengono contate. Il cielo è sempre grigio purtroppo: “Lima la grigia” si trova sull’Oceano Pacifico e alle sue spalle sorgono imponenti le Ande, una catena montuosa che raggiunge picchi di 6000 metri. Le Ande bloccano i venti oceanici che soffiano dal mare verso la terra, e con il vento bloccano anche le nuvole: da quando sono qui, un paio di settimane, ho potuto godere di ben 5 ore di sole contate!
Anche ora, in questo esatto momento in cui vi sto scrivendo, è spuntato il sole: il solo pensiero della bella Italia soleggiata fa spuntare qualche raggio.
A Lima si mangia una varietà di frutta e verdura incredibile: magari nella prossima cartolina vi parlerò della ricchezza di questo paese dal punto di vista della flora e della fauna. In uno dei mille “mercado central” del quartiere si possono reperire succosi frutti tropicali e burrosi aguacate (avocado) al prezzo di 2 soles, la moneta locale. Considerate che 1 euro corrisponde a 4 soles. È davvero economico il costo della vita, al di fuori dei quartieri “occidentalizzati”.
Lima è piena di contrasti: passeggiando per la strada si nota che la povertà delle persone è tanta, specialmente in certi quartieri dove è saggio non addentrarsi.
È un luogo pieno di vita, che non dorme mai, e in piena notte cani e clacson disturbano il sonno, dovrò farci l’abitudine.
Vi allego qualche foto ancora.
Questa è sempre Elisa dal balcone di casa.
Questa invece è una foto di gruppo, del team di volontari di Lima della FOCSIV, associazione italiana con sede a Roma che ci ha accompagnato e ci accompagnerà nel nostro percorso qui in Perù.
Ci siamo riuniti questo sabato per provare due specialità tipiche Limeñe: il “cevice”, pesce crudo marinato nel lime, e il “pisco sour”, cocktail molto in voga che si prepara con pisco, succo di lime e albume d’uovo. Si mangia mica male in Perù. Qualcuno di voi ne aveva mai sentito parlare?
Vi mando un grande abbraccio, Frisouniani, e vi do appuntamento a una prossima “cartolina”. Non vedo l’ora di sapere di voi.
Hasta luego!