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Dobbiamo sentircela tutti questa responsabilità

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Il 19 giugno scorso io e mia cugina siamo arrivate a Oulx, un paesino di circa 3000 abitanti, a un passo dalla Francia, incastonato fra cime meravigliose, aguzze e impervie, soprattutto d’inverno. Eravamo dirette al Rifugio fraternità Massi, di cui tanto avevamo sentito parlare da Alessandra, una volontaria della Scuola Frisoun e del Rifugio, e di cui abbiamo sentito e letto diverse volte sulle pagine di Touki Bouki. Non mi dilungherò pertanto a parlare nel dettaglio del Rifugio, ma più che altro a parlarvi di quelle che sono state le mie impressioni a caldo, una volta tornata a casa.

Il Rifugio è una tappa consigliata per i migranti che tentano di attraversare il confine italo-francese e che non possono farlo legalmente. Le persone che transitano per il rifugio sono persone in movimento. C’è chi viaggia solo, chi con la famiglia, chi è partito che era minorenne, chi si è ritrovato genitore durante il percorso. Si tratta di un movimento che dura spesso anni e le frontiere da superare sono tante. A Oulx ho imparato che la frontiera italo-francese è la più “facile” da attraversare e spesso è l’ultima. Nonostante ciò, non è assolutamente facile passare il confine e questo lo raccontano le vittime, che ogni anno si contano sulle montagne, spesso rinvenute al disgelo. Sono morti che gridano giustizia alla civile e democratica Europa.

Nel Rifugio le cose da fare sono tante. Nei tre giorni in cui ci siamo fermate, io e mia cugina abbiamo contribuito a distribuire i pasti, fare lavatrici, accompagnare i ragazzi alla fermata dell’autobus per Claviere, ultimo paesino italiano prima del confine, e prepararli per la partenza con l’attrezzatura adatta ad affrontare la montagna. Il momento dei saluti alla fermata dell’autobus è tra i più emozionanti e, anche se i respingimenti sono all’ordine del giorno, intimamente speri sempre con tutte le forze che quello sia un viaggio di sola andata e quando non è così la delusione e la frustrazione sono tante, figurarsi per loro.

A seconda dei periodi l’afflusso al rifugio può anche arrivare a superare le 100 presenze giornaliere, ma quando siamo andate noi gli ospiti erano circa una trentina al giorno, anche meno, per cui abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con loro nonostante tutte le difficoltà legate alla lingua e alla delicatezza del momento di attesa, carica di preoccupazioni e incertezza, che stavano vivendo. In quei giorni mi sono spesso ritrovata a pensare fra me e me a quanto io sia privilegiata. Ma a rifletterci bene non è così. I miei non sono privilegi, ma diritti. E i diritti sono vita e apparentemente ci sono vite che valgono più di altre. La mia vita vale, ingiustamente, più della loro.

Da quella breve e intensa esperienza mi sono portata a casa un groviglio di sentimenti, ma soprattutto Lei. Lei viene dalla Costa d’Avorio, ha un anno e mezzo ed è innegabile: al rifugio ha portato luce e calore a tutti. Non so dove si trovi in questo momento, ma Lei è la speranza di un futuro migliore, quel futuro che i suoi genitori faticosamente e coraggiosamente le vogliono garantire e dobbiamo sentircela tutti la responsabilità di far continuare a brillare la sua luce.

A questo LINK potete leggere tutti gli articoli e sentire tutti i podcast sul Rifugio Massi usciti sul nostro almanacco.


Martina Sitti

Mi chiamo Martina. Sono un medico specializzando in Medicina Interna. Nel mio tempo libero amo rifugiarmi nella pace della montagna o nella compagnia di un buon libro. Con piacere ho scritto sulle pagine di Touki Bouki, perché faccio parte dell'associazione che la sostiene e alla quale sono molto grata per le esperienze vissute e le persone che mi ha fatto incontrare.

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