Love boat

23 Novembre 2022

Nel 1913, all’età di 22 anni, Mario Rafael Amatti, come tanti emigranti italiani, parte dal porto di Genova per raggiungere l’America, una terra che nell’immaginario di molti europei offriva rifugio e l’opportunità di ricominciare la vita da capo. Si lascia alle spalle l’Italia, che da lì a poco sarebbe stata devastata dalla guerra, dall’impotenza, dalla fame e dalla morte.

Questa nave carica di emigranti europei attraversa molti porti prima di raggiungere l’Argentina: Gibilterra, le coste del Nord Africa, gli Stati Uniti, l’America Centrale, il Brasile, fino ad arrivare nel paese più a sud dell’America: l’Argentina. Con il battello a vapore, i viaggi durano circa trenta giorni.

YouTube player

Tra il 1881 e il 1914, in Argentina arrivano 2 milioni di italiani, 1 milione e 400mila spagnoli, 170mila francesi e 160mila russi. Riuscite a immaginare quante navi hanno attraversato l’oceano in 35 anni?

D’altra parte, qualche anno prima, un viaggio simile era stato fatto da una bambina insieme ai genitori e alla sorella. La partenza era la stessa, cambiava solo la destinazione: non l’Argentina, ma il Brasile. All’epoca Carmen D’Ambra è una giovane donna di 14 anni.

Carmen sceglie, qualche anno più tardi, di cambiare paese: è così che, casualmente, per raggiungere il Brasile, si imbarca sulla stessa nave di Mario. Su quella barca, accalcati tra centinaia di immigrati che parlano lingue e dialetti diversi, nell’aria umida dell’oceano e tra le sue onde lunghe, due cuori italiani si incontrano e si riconoscono in un amore che dura molto più a lungo dell’arrivo al porto di Buenos Aires.

Un anno dopo l’arrivo in Argentina, il 9 maggio 1914, Carmen e Mario si sposano, si stabiliscono nella città di Paraná e mettono al mondo nove figli, tra cui mio nonno, Antonio Amatti.

Qui sopra Carmen e Mario sono ritratti nel loro sessantesimo anniversario di matrimonio: anche se la foto è vecchia, si vede bene una luce speciale nei loro occhi. Una luce alimentata da tutti gli anni passati a gestire una famiglia numerosissima, coltivando le usanze italiane dell’amore per il lavoro e la famiglia, a partire dalla tavolata domenicale a base di pasta, storie e ricordi che attraversano tre generazioni. Dall’altra parte dell’obiettivo sembra di sentire le voci di cugini, figli e nipoti che ridono mescolando dialetti italiani e della nuova Argentina.

Nadia Manuela Rocha

Nadia Manuela Rocha è una donna argentina che abita a Paraná, Entre Rios. È venuta a vivere a Nonantola con suo marito e i suoi due figli nel dicembre del 2021. È stata un’alunna dalla Scuola Frisoun. E lì diceva che si sentiva "come a casa". È rientrata in Argentina nell'aprile del 2023. Le piace disegnare, scrivere, la natura, la cucina, il tango.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Da non perdere

Sempre dritto

Una storia di lavoro e di amicizia

Amica e collega

Hakeem Omotoyosi nel ricordo di Patrizia Salmi.

Per Hakeem

Con queste parole i maestri della Scuola Frisoun hanno ricordato

Il cambiamento non mi fa più paura

In questa testimonianza, raccolta dall'amica e collega di lavoro Agnieszka

Le sole parole che servono

Se dovessi dare un luogo alle mie radici queste sarebbero