Del nascere e del morire

15 Febbraio 2024
Bassorilievo in marmo di epoca romana raffigurante una scena di parto, rinvenuto a Ostia, vicino a Roma

21 marzo 1924, Nonantola, mattino presto. La signora Rosetta, col suo bel pancione di gravida alla trentanovesima settimana, sta spingendo con fatica un carriolone di legno, completamente occupato da una enorme suióla (1) piena piena di panni da lavare. Infatti sta andando alla fossa a fèr bughèda (2), cioè a lavare i panni nell’acqua allora pulitissima e brulicante di vita della Fossa Signora (3).

Si avvicina al terrapieno dove, inginocchiata, insaponerà, strofinerà, sbatterà, risciacquerà e, finalmente, strizzerà i panni per poi riporli, tutti piegati, nella suióla, per poi ritornare con fatica a casa e stenderli con cura sui fili stesi fra due grandi olmi.

Ma il pancione non le facilita per niente il compito e mentre cerca di scaricare il mastello dalla carriola mette un piede in fallo e rotola velocemente verso l’acqua; mentre rotola, fra mille scossoni, sente un liquido caldo colarle fra le gambe. Mo vót vàdder ca parturés in dal canèl? (4), pensa Rosetta tra sé e sé, quando si ferma, impigliata fra le canne, ad un palmo dall’acqua. Si rialza velocemente, nonostante il pancione, si asciuga con i panni del bucato non ancora fatto e rispingendo il carriolone con il grande mastello sopra, rientra in casa, fa chiamare la levatrice, prepara qualcosa in fretta per il marito che rientra dai campi, poi, sfinita, si mette a letto.

La piccola Laura è già pronta per iniziare la sua nuova avventura e, poco dopo, strillerà con forza in faccia a tutti la sua voglia di vivere.

Voglia di vivere che si è spenta da poco, appena prima che Laura, Tina per gli amici, compisse 100 anni. La storia che mi ha raccontato, e che a sua volta aveva sentito dalla voce di sua madre, le piaceva raccontarla facendosi delle belle risate… Tina se n’è andata circondata da tutte le persone che le volevano bene, serena e in pace, dopo aver cantato “E lucean le stelle”, accompagnando la meravigliosa voce di Luciano Pavarotti diffusa dal “tablet” di Anna Rosa. Uno dei privilegi che hanno ancora i medici di famiglia è di potere accompagnare i propri pazienti fino alla fine della loro vita e di poter dire, come in questo caso, che ci sono dei bei modi per morire.

NOTE
(1) Bacinella
(2) Fare il bucato, lavare i panni
(3) Fossa Signora era uno dei canali che bagnava Nonantola alle porte del paese
(4) Ma vuoi vedere che partorisco nel canale?

Gianluigi Monari

Sono Gianluigi, "Giangi", Monari, ho vissuto due giorni a Modena, dove sono nato, e tutto il resto a Nonantola.
Faccio il dottore di famiglia, cerco di curare i miei pazienti, molte volte loro curano me.
Mi piace la buona musica, la buona tavola, i buoni amici.
Prima di morire avrei il desiderio di andare in Patagonia a vedere il Perito Moreno.
Spesso mi sento molto piccolo.

2 Comments Leave a Reply

  1. Mi premeva però sottolineare che è quello che è stato fatto è stato fatto molto dai familiari che l’hanno circondata di un amore molto caldo e molto avvolgente… È bello constatare Come molte volte quando si semina dell’Amore se ne riceve in cambio e questo Tina lo aveva fatto molto molto bene.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Da non perdere

Sempre dritto

Una storia di lavoro e di amicizia

Amica e collega

Hakeem Omotoyosi nel ricordo di Patrizia Salmi.

Per Hakeem

Con queste parole i maestri della Scuola Frisoun hanno ricordato

La tirannia del normale

Con "Il gabinetto del dottor Monari" inauguriamo una nuova rubrica

Scrutare il cielo

Alcune settimane passate a parlar di stelle, di cielo e