Mentre ero in viaggio verso la Tunisia, una notte, ho visto una tigre.
Ero partita dall’Algeria con altre quaranta persone. Era il 2018 e avevo 32 anni. Venivamo dalla Costa d’Avorio, dal Burkina Faso, dal Mali, dal Senegal, dal Ghana, dalla Nigeria. 6 donne e tutti gli altri uomini. Eravamo giovani, perlopiù, dai 18 ai 35 anni circa. Siamo riusciti ad arrivare in Tunisia tutti e quaranta. Con qualcuno mi sento ancora al telefono. Diverse persone sono ancora in Tunisia. Quando sono arrivata non avevo soldi: per proseguire il viaggio sono stata obbligata ad andare a lavorare. Alla fine ho vissuto in Tunisia per 6 anni. Lavoravo in un bar a Tazerka, vicino a Nabeul. Altre persone che avevano già i soldi invece sono partite subito dalla Tunisia per venire in Italia. Alla fine ho lasciato la Tunisia anche perché i tunisini sono un po’ lunatici: se tutto va bene ok, altrimenti, se qualcosa va storto, non si fanno troppi problemi a picchiarti.
Il viaggio dall’Algeria alla Tunisia è molto pericoloso. Dato che la strada è sorvegliata e controllata, di giorno non ci potevamo muovere. Quando arrivavamo in un posto ci riunivano in una grande casa dove dovevamo restare in silenzio e potevamo ripartire solo a mezzanotte, quando diventava buio. Se qualcuno aveva fame doveva dare dei soldi al proprietario della casa o ai suoi figli perché andassero a comprare il cibo per lui o per lei.
Quando il passeur conosce bene la strada ci vuole un giorno per superare il confine tra l’Algeria e la Tunisia. Il mio viaggio invece è durato tre giorni perché il nostro passeur si è perso più di una volta. È per questa ragione ho visto la tigre. Ma facciamo un passo indietro.
Per andare in Tunisia all’inizio abbiamo usato una macchina, poi ci hanno lasciati in un luogo da cui si doveva procedere a piedi perché era una zona molto controllata. Se i criminali che controllano il deserto vedono una macchina la attaccano e se ci sono delle donne molto spesso le violentano. Per questo è bene che ogni donna prenda per mano un uomo del gruppo e dica che quell’uomo è suo marito. Se una donna non ha un marito è più facile che venga violentata.
Dalla Costa d’Avorio al Burkina Faso sono andata con una mia amica; poi il suo compagno conosceva qualcuno che poteva aiutarci ad attraversare il deserto e qualcun altro che dall’Algeria ci ha portato in Tunisia. Il costo per attraversare il deserto era di 300.000 franchi CFA. Questi passeur erano due fratelli burkinabé. Non erano pericolosi, anzi erano piuttosto gentili perché sapevano che appena arrivati non avevamo denaro né altro. Ci hanno dato da mangiare e ci hanno tenute al sicuro quando non potevamo ancora lavorare. Mentre cercavamo di andare in Tunisia ci siamo persi nella foresta. Intorno alle 4 del mattino siamo arrivati in un posto dove c’erano due guardiani algerini in una specie di zoo con tante gabbie. A un certo punto il passeur ci ha detto: “Mettetevi giù, state in silenzio!” e poi è andato a trattare con due persone: le ha pagate e loro ci hanno lasciati passare. In quella specie di zoo c’erano delle gabbie con dentro quattro grandi tigri. Erano bellissime, tutte grigie e nere. Non potevamo fare rumore. Dovevamo stare zitti e muoverci silenziosamente. Guardavo solo con la coda dell’occhio, per curiosità, poi mi giravo subito, per non svegliare gli animali. Non ho capito che altri animali ci fossero, ma le tigri erano bellissime. Non avevo mai visto una tigre prima di allora.
I frammenti dal titolo Animalia sono nati “di rimbalzo” dagli studenti della Scuola Frisoun quando hanno sentito i maestri raccontare le storie di Giona e la balena, di Androcolo e il leone e di altri strani rapporti tra uomini e animali.