Rifugi

2 minuti di lettura
Inizia

Ho letto a distanza ravvicinata due romanzi Quando l’imperatore era un dio di Julie Otsuka e Sulla riva del mare di Abdulrazak Gurnah, nello stesso periodo in cui sono andata a visitare la Casa Museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli dove, casualmente, ho incontrato il traduttore italiano di Gurnah. Strane coincidenze.

Ci sono tre parole chiave che mi sembrano legare i due romanzi e, in qualche modo, le sensazioni provate durante la visita alla Casa Museo Pascoli: famiglia, paese-rifugio e attesa. Famiglia come nido e come isolamento, paese di adozione come spazio di ricomposizione dei frammenti di vita che il tempo, forse, aiuta a ricomporre e attesa di quello che verrà.

Un romanzo, Quando l’imperatore era un dio, in cui le voci dei componenti di una famiglia di origine giapponese raccontano di essere diventati nemici di guerra dello stato di cui credevano di essere parte integrante: siamo negli Stati Uniti, a Berkley, negli anni Quaranta, durante la Seconda Guerra Mondiale e Stati Uniti e Giappone sono paesi nemici. Dopo l’attacco nipponico a Pearl Harbor, il presidente americano Roosevelt stabilì, a partire dal 1942, l’internamento in campi di concentramento dei cittadini giapponesi o di origine giapponese residenti negli Usa.

Un giorno disse che non sopportava più quella vita. Il vento. La polvere. L’attesa interminabile. (p. 89)

Nel romanzo, le voci della madre, dei bambini e del padre ricostruiscono gli anni di prigionia forzata che distrugge l’armonia della famiglia che prima viene divisa – per anni il padre non vedrà i suoi cari – e poi costretta a lasciare la propria casa, la propria vita e i propri affetti creando una crepa che risulterà insanabile. La stessa crepa che ritroveremo in Nuoto libero, ultimo romanzo dell’autrice tradotto in italiano, dichiaratamente autobiografico, in cui al centro della narrazione troviamo l’autrice stessa e la madre che ha subito l’esperienza del campo di concentramento per Giapponesi di cui lentamente perderà memoria che verrà fatta emergere attraverso la voce della figlia. Se in Quando l’imperatore era un dio a ricostruire l’inferno dell’espulsione dallo scorrere della vita quotidiana è una famiglia americana di origine giapponese, in Venivamo tutte per mare, è la voce corale di donne giapponesi arrivate negli Stati Uniti attraverso matrimoni per procura con connazionali in cui, nuovamente, entra in scena la crepa, ennesima frattura devastante nelle loro vite, della guerra che le rinchiuderà nei campi di concentramento per Giapponesi.

In Sulla riva del mare Abdulrazak Gurnah dà voce a due esuli che, per fuggire dal proprio paese, gabbia e prigione, sono costretti a cambiare il proprio nome per rifarsi una vita. Un bambino e un adulto cresciuti nella stessa città, divisi in patria da faide familiari dovute a meschinità umane che portano a distruzione e autodistruzione, che si ritrovano adulto e anziano in Inghilterra, nel paese-rifugio, dove ognuno cerca di ricostruire la propria vita, riconoscendosi nella reciproca umanità e superando gli odi feroci che hanno distrutto le rispettive famiglie e il loro paese. Complice anche la violenza coloniale.

Rajab Shaaban era il nome di mio padre. Mi fece capire quanta parte della nostra vita trascorre nell’attesa, nell’attesa di qualcuno, nell’attesa di andare a incontrare qualcuno, nell’attesa che il muhadin chiami alla preghiera, nell’attesa che compaia la luna nuova all’inizio del Ramadan, nell’attesa che compaia alla fine del Ramadan, nell’attesa che una nave arrivi in porto, nell’attesa che un ufficio apra. Per mio padre tutta questa attesa era un’agonia, impossibile da ignorare. (p. 126)

Recensione a cura di Chiara Scorzoni.
Julie Otsuka, Quando l’imperatore era un dio, Bollati Boringhieri 2023.
Abdulrazak Gurnah, Sulla riva del mare, La nave di Teseo 2021.
Questi libri sono presenti nella biblioteca della Scuola Frisoun dove è possibile consultarli o prenderli in prestito.

Chiara Scorzoni

Chiara Scorzoni, una delle maestre della Scuola Frisoun, ama leggere, stupirsi, viaggiare, camminare in mezzo alla natura, cercare funghi, incontrare storie e persone per scoprire nuovi mondi e ripensarsi costantemente. È inebriata dalle folli corse del suo cane, Baruch, intrepido e scavezzacollo…

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Da non perdere

Sempre dritto

Una storia di lavoro e di amicizia

Amica e collega

Hakeem Omotoyosi nel ricordo di Patrizia Salmi.

Per Hakeem

Con queste parole i maestri della Scuola Frisoun hanno ricordato

Resistenza in Camerun

Un romanzo per conoscere la Seconda Guerra Mondiale da un'altra

La musica della diaspora marocchina

"Crossroads" è una collana musicale che dal 2017 pubblica per