Aperitivo con Sagrada Familia

La curiosità, quella vecchia compagna di vita

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Ricordo quando da piccolino sfogliavo l’atlante De Agostini sdraiato sul tappeto del salotto di casa mia. Era il momento più bello della giornata perché avevo finito i compiti ed ero libero di lasciar correre la fantasia, sfogliando quelle pagine spesse e coloratissime, leggendo quei nomi impronunciabili e immaginando quei mondi così lontani. Chi ci viveva? Come erano gli animali, erano pericolosi? Come si vestivano le persone? Che musica ballavano?

In quei momenti le foreste tropicali che attraversavano la linea dell’Equatore erano colme di piante dalle foglie grandi quanto una casa e dai tronchi alti come grattacieli, le steppe dell’Asia centrale abitate da tribù che cantavano alla luna con i cembali accompagnate dagli ululati dei lupi, i mari abitati da creature marine che riposavano al centro della terra.

Univo strade e fiumi per ridisegnare i confini dell’Europa fondendo quelli degli stati attuali con quelli dei regni medievali che studiavo a scuola, leggevo minuziosamente tutte le didascalie delle mappe, le legende delle cartine, la flora e la fauna degli habitat naturali, e sognavo. Sognavo di vederle, quelle terre, di camminarle, odorarle, ascoltarle, viverle.

Qualche anno dopo l’atlante ha lasciato spazio ai biglietti aerei e piano piano ho iniziato a vedere quel mondo tanto immaginato e desiderato.

Ho scoperto che i nomi sono più impronunciabili di quello che pensavo, che i confini a volte occorre pagare e aspettare diligentemente in coda per attraversarli, altre volte neanche ti accorgi di averli superati, che le piante e gli animali sono meno rigogliosi e numerosi che nelle immagini dei libri perché hanno a disposizione sempre meno spazio, che si possono ballare tutte le musiche -senza avere il benché minimo senso del ritmo, e che il vero valore aggiunto dei viaggi sono le persone. Le culture, le tradizioni, le lingue, i cibi, le musiche, i volti, le storie.

Tornavo da ogni viaggio carico di entusiasmo e già pianificando il seguente, ma mai avrei immaginato che prima o poi ne avrei fatto uno che mi avrebbe portato per sempre lontano da casa. Nonantola era, è e sempre sarà la mia famiglia, i miei amici, i miei ricordi, il mio porto sicuro.

A volte però la vita vuole sorprenderti (per fortuna!), e quando è così non chiede il permesso, lo fa e basta. In questi casi è importante non farsi trovare impreparati e tirare subito i remi in barca, per lasciarsi trasportare dalla corrente, a cuor leggero, e scoprire dove ti porta. A me ha portato a Barcellona, dove da un anno e quattro mesi vivo con il mio compagno.

Certo la Spagna non è la steppa dell’Asia centrale, non ha la flora e la fauna delle foreste equatoriali, la cucina è sempre mediterranea e la lingua tutto sommato facile da imparare. Eppure quando la sera mi fermo a guardare il panorama dal balcone di casa, ammirando la città dal mare alle colline del Tibidabo, la sensazione che provo, sotto sotto, è quella del viaggio. Non quella di quando tornavo e già organizzavo un’altra partenza, ma quella di quando partivo. La sensazione di elettrizzante entusiasmo che mi attraversava quando non vedevo l’ora di conoscere un posto nuovo, e che mi ricorda la galoppante fantasia di quel bambino che sfogliava l’atlante. È quello slancio verso il nuovo, quel tendere verso l’ignoto che accompagna l’essere umano da sempre. È la curiosità.

Ricordo con molto affetto gli anni passati alla Scuola Frisoun, dove i viaggi non erano i biglietti aerei ma le parole. Aprirsi all’altro è il regalo più grande che possiamo fare a noi stessi perché ci spoglia del peso marcio dei pregiudizi, senza rinunciare alla nostra identità, arricchendoci di nuove prospettive, e questo alla scuola si fa benissimo. Ognuno ha il suo spazio e condivide, come vuole e se lo vuole, il suo pezzetto di vita, si racconta e si ascolta, e così si viaggia, in molti luoghi e mai da soli.

Nel frattempo, da quando ho scritto queste note, la mia casa si sta trasferendo ancora: io e Fran abbiamo deciso di andare a vivere in Australia per un po’ di tempo, per concederci ancora qualche esperienza fuori dall’Europa, e dalla comfort zone, prima di costruire una vita più stabile da qualche parte. Barcellona, Nonantola, Australia, biglietti aerei, racconti, l’atlante Agostini, il viaggio è tutto questo e molto altro. Il viaggio è tutto ciò che nutre, costantemente, deliziosamente, senza mai lasciarmi troppo sazio né troppo affamato, quella vecchia compagna di vita che è la curiosità.

Barcellona, all’orizzonte le colline di Tibidabo

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Questo articolo è apparso il 20 febbraio scorso su "Altreconomia"