Nonantola Oggi sfogliamo insieme a voi “Touki Bouki. Strani, stranieri, stranezze a Nonantola”, un almanacco di paese che dà voce agli studenti e agli insegnanti di una scuola di italiano per stranieri che ha sede a Nonantola, la Scuola Frisoun (“friggione”, in dialetto modenese), gestita dal Centro Intercultura del Comune e dall’associazione Giunchiglia-11. Nel corso del tempo, questa scuola è diventata un punto di riferimento importante per gli stranieri del territorio e per gli operatori che si occupano di immigrazione e multiculturalità, un luogo molto vivo che quest’anno ha avuto oltre 170 iscritti, di 37 diverse nazionalità (più del 10% dei residenti di origine straniera del territorio di Nonantola). Abbiamo incontrato Luigi Monti, insegnante della scuola e redattore di Touki Bouki, per scoprire di più di questo mondo.
Professor Monti, come raccontate l’immigrazione nelle pagine di Touki Bouki?
«Da anni ci chiediamo come restituire le tante storie che transitano dalla scuola, storie di esclusione, sfruttamento e razzismo, ma anche storie di grande vitalità e originalità. Sentivamo il bisogno di raccontare il mondo dell’immigrazione non solo attraverso la lente dell’oppressione e dell’esclusione. Il rischio, controproducente anche alla causa antirazzista, è di vedere “l’altro” solo come vittima e come sfruttato. Ovvero di non vederlo realmente».
A chi vi rivolgete?
«Nel mettere insieme i numeri dell’almanacco pensiamo prima di tutto ai nostri studenti stranieri, a offrire loro testi belli e affettivamente vicini per mettere alla prova il loro italiano. Ma pensiamo anche a tutti gli educatori – insegnanti o operatori sociali – che lavorano con gli immigrati. Infine tentiamo di restituire un’immagine comunitaria di Nonantola raccontando le storie di chi la abita dalla prospettiva dei nuovi (e a volte ultimi) arrivati».
Strani, stranieri, stranezze a Nonantola: vogliamo saperne di più.
«Quando due anni fa abbiamo ottenuto un finanziamento dall’Otto per mille della Chiesa Valdese, abbiamo deciso di pubblicare un almanacco di paese e di intitolarlo “Touki Bouki”, che in lingua wolof significa “il viaggio della iena”, in omaggio al film di un grande regista senegalese, Djbril Diop Mambety, che negli anni ’70 tentò di raccontare l’Africa e la migrazione con un tono ironico, vitalistico e non vittimistico, identitario o folclorico. Per le stesse ragioni, il sottotitolo – “Strani, stranieri, stranezze a Nonantola” – sta lì a ricordarci di esplorare il concetto di “straniero” anche nella sua accezione di stranezza e di diversità. E anche di rivendicata estraneità a quella parte della cultura, dell’economia e della società che non ci piacciono».
Gli ultimi numeri li avete dedicati al tema delle stelle, del viaggio, del pane e, in quello appena uscito, alle storie di animali…
«Ogni numero ha una cornice tematica, che ci permette di raccogliere materiali molto eterogenei. In apertura dell’ultimo numero (che si può leggere anche online: toukibouki.it), abbiamo messo un’incredibile storia di animali e immigrazione, che ha portato un cittadino nonantolano di origine marocchina dal deserto del Sahara alle nevi dell’Austria, dove per alcuni mesi ha lavorato in un circo. A chiudere il numero, il toccante racconto del nostro grafico, un ex studente bosniaco, che descrive il fiume del suo villaggio come luogo di avventura e di formazione.
E poi sotto Natale, pubblichiamo un numero speciale dedicato a un “maestro” che ci sentiamo di consigliare a chi come noi lavora in ambito educativo e sociale. Le ultime due strenne natalizie erano dedicate a Ivan Illich, filosofo eterodosso e critico radicale della società contemporanea, e a Pinocchio, un grandissimo libro pedagogico! La prossima, probabilmente, a Simone Weil».
A cosa state lavorando in questo periodo?
«Abbiamo iniziato a lavorare a un numero sulle guerre, viste “alla spicciolata”, dalla prospettiva delle persone non da quello della Storia o della storiografia, e uno sulla Tunisia: un po’ conosciamo i conflitti che attraversano quella società, il riflusso dopo le speranze alimentate dalla “primavera araba”, gli accordi con il Governo italiano, ma nell’ultimo anno e mezzo a scuola abbiamo visto un’esplosione di iscrizioni di studenti che provengono da lì e vogliamo capire meglio che cosa sta succedendo, tentare di scattare una fotografia della Tunisia vista da Nonantola».
Touki Bouki prevede anche un percorso socio educativo per adolescenti stranieri e un corso di informatica per un uso consapevole ed efficace delle nuove tecnologie che spesso aumentano l’esclusione, anche dai servizi essenziali, anziché facilitare processi di integrazione.