"Zashiki Warashi" di Else Edizioni.

Yokai

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Gli Yokai sono mostri e spiriti della tradizione giapponese che tormentano gli esseri umani per vendetta, per un senso di incompiutezza o per puro divertimento. Sono figure molto antiche, che appartengono a un passato che sopravvive grazie alla diffusione massiccia di racconti e di leggende che li circondano di un’aura ancora più arcana. Ci sono i temibili rokuro-kubi dal collo lungo e sottile – tanto sottile che in certe versioni le teste viaggiano sospese –, ci sono gli oni, demoni infernali che sono entrati anche in diversi anime commerciali, gli infantili chochin-kozo, che appaiono solo nei luoghi del delitto, e poi gli zashiki-warashi, i konakijiji …e l’elenco potrebbe continuare dispiegando una temibile schiera di personaggi inquietanti e bizzarri. Si tratta di figure che in un certo senso sono legate alla morte, perché la procurano con violenza, come il mostruoso kappa che annega e sbudella i passanti vicino ai corsi d’acqua, oppure perché appaiono quando le anime dei morti cercano vendetta, come Yuki-Onna, la “signora delle nevi”. La morte viene affrontata in questi racconti come un ultimo viaggio avventuroso, una sfida da affrontare, un passaggio che in modo più o meno macabro, mette alla prova chi vi si imbatte, personificata in questi esseri che sì fanno paura, ma possono risultare anche molto buffi. E dietro queste stramberie si intravede un’ironia orientale nei confronti della morte, che rimane indissolubilmente legata alla vita terrena.

Immagine realizzata da Else Edizioni.

Si sa che l’immaginario fantastico e orrido ha sempre suscitato un certo fascino sull’uomo: ciò che è mostruoso crea repulsione, ma ci attrae anche, forse per quella naturale curiosità che spinge Ulisse a rimanere nella grotta del Ciclope … o il pubblico dei giovani ad apprezzare spesso i film dell’orrore! Per questo abbiamo deciso di affrontare il tema della paura e della morte attraverso gli yokai giapponesi. Intanto, quando si parla di presenze soprannaturali si impara il rispetto: ciò che per me può essere un’invenzione, per te può essere vero; perciò, bisogna trattare i mostri e i fantasmi di ogni cultura con grande attenzione! Poi dietro a ogni racconto si impara qualcosa in più della mentalità e della storia del popolo che l’ha prodotto: nel caso degli yokai siamo di fronte a una forte spiritualità (la religione buddhista) dove il samurai coraggioso e il monaco sono tra i protagonisti più diffusi, e dove le ambientazioni sono quelle glaciali della regione di Hokkaido o montuose delle zone centrali, lontane dalle città.

A scuola abbiamo provato a far conoscere gli yokai al gruppo degli adolescenti, sfruttando alcuni libri che sono presenti nella nostra biblioteca e che rimangono a disposizione di chiunque voglia leggerli. Siamo partiti da una leggenda legata al Rokuro-kubi, con la quale abbiamo lavorato sulla comprensione del testo e sul riassunto. Nella seconda lezione abbiamo presentato alcuni altri yokai con il gioco del memory realizzato dalla casa editrice ELSE con la tecnica della stampa serigrafica, che anche alla Scuola Frisoun abbiamo sperimentato diverse volte; a quel punto, dividendo i ragazzi a coppie, abbiamo dato la consegna di scrivere e poi raccontare a voce una storia inventata su quel mostro giapponese, di cui avevano a disposizione l’immagine del memory, una sua breve descrizione e il riassunto di un piccolo racconto su di esso, che loro avrebbero potuto rielaborare e ampliare con dettagli paurosi. I ragazzi si sono messi in gioco, sia al momento dell’esposizione orale che durante la fase di scrittura, e hanno prodotto i racconti, selezionati dai ragazzi stessi, che trovi su questo numero di Touki Bouki e che speriamo facciano salire anche a te che li leggerai un brivido lungo la schiena… 

Immagine realizzata da Else Edizioni.

Giorgia Ansaloni

Giorgia Ansaloni, di Nonantola, nata nel 1999, laureata in lettere classiche a Bologna. È iscritta alla magistrale in filologia classica, ma da molti anni ormai è anche maestra della Scuola Frisoun. Con un lungo percorso scout alle spalle, oltre a studiare manoscritti, le piace camminare in montagna, la compagnia, la musica e vedere posti nuovi.

Douaa Zoulliga

Mi chiamo Douaa, ho 14 anni, faccio la scuola “Deledda” indirizzo moda. Mi piace ballare e ascoltare la musica. Mi piacciono le lingue e ne so parlare tante. Mi piace tanto anche la moda!

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