La scorsa estate, alcuni redattori di Touki Bouki hanno conosciuto una realtà molto interessante che opera a Oulx, in alta Val Susa, vicino al colle del Monginevro che da quando hanno sigillato la frontiera a Ventimiglia è diventato porta d’accesso per chi tenta una via di fuga verso la Francia e l’Europa del nord. Oddio, via di passaggio quei passi alpini lo sono da sempre: la via francigena passava di là, di là è passato Carlo Magno per entrare in Italia, da lì passavano gli italiani, nel primo e nel secondo dopoguerra, per andare a cercare fortuna in Francia. E da lì, in ragione del fatto che il Monginevro è uno dei passi più accessibili, passano ogni anno centinaia di iracheni, iraniani, afghani, siriani, eritrei, maliani, ivoriani, eccetera.
La realtà di cui stiamo parlando si chiama “Rifugio Fraternità Massi” e offre un’accoglienza a bassissima soglia a chi si appresta a tentare il passaggio di quella frontiera, che significa un tragitto a piedi piuttosto insidioso di 15 chilometri attraverso boschi, sentieri e lungo le piste da sci. Offrono un letto per poche notti, scarpe e indumenti adeguati, consigli per il viaggio e contatti da un lato all’altro della frontiera.
Per chi fosse ne paraggi di Nonantola, ne parleremo sabato 19 novembre, insieme ad alcuni volontari del Rifugio e insieme ad alcuni attivisti di “One bridge to Idomeni” che invece opera lungo la rotta balcanica, la stessa da cui arrivano la maggior parte dei viaggiatori che transitano dal Rifugio Massi. I dettagli, nella locandina qui sotto.