Mentre leggevo il libro a fumetti La rivoluzione dei gelsomini di Takoua Ben Mohamed trovato sugli scaffali della Scuola Frisoun, è riemerso un ricordo che ha come protagonisti due sorveglianti della scuola che frequentavo a Kasserine. Era il 1986, direi, e facevo la terza media o la prima superiore. Quando a scuola avevamo ore buche stavamo in un’aula grande a studiare individualmente, seguiti da due sorveglianti, donne se il gruppo di ragazze, uomini se era di ragazzi. La sorvegliante Z. aveva una personalità allegra, era sempre sorridente e se vedeva che una di noi non era in forma era sempre pronta a chiederci c’era che non andava. Anche suo marito, A., era un sorvegliante nella nostra scuola.
Un giorno Z. è cambiata improvvisamente: era silenziosa e aveva un’aria di tristezza dipinta sul volto. Non sapevo cosa fosse successo, non avevo il coraggio di chiederglielo. Lo hanno fatto gli studenti più grandi e poi me l’hanno spiegato: A., suo marito, era sparito e nessuno sapeva dove fosse stato portato. Se ne poteva parlare solo nascostamente. Allora non capivo: pensavo che A. avesse commesso delle brutte cose, ma mi dispiaceva per la moglie. Ho capito come stessero realmente le cose solo dopo molto tempo: era stato arrestato per motivi politici ed era recluso in chissà quale prigione tunisina.
Quando avevo già finito il liceo, dopo molti anni, ho incontrato per strada A. che camminava con Z.: li ho visti da lontano, ma si vedeva chiaramente che lui era molto magro e stanco ed era visibilmente sofferente.
Ecco, il libro parla con autenticità di quello che è successo in Tunisia, dall’indipendenza a oggi, di quanto il popolo tunisino abbia sofferto un’unica, quasi ininterrotta dittatura, a partire dal governo di Bourghiba, continuando con Ben Ali e arrivando fino ai nostri giorni. Una breve pausa di libertà è soffiata sulla Tunisia con la cosiddetta rivoluzione dei gelsomini, ma è durata pochi anni.
Un altro ricordo personale sottolinea questo clima decennale: il primo anno in cui lavoravo a Kef avevo un collega di storia, K., molto solare, sempre sorridente e loquace in sala insegnanti. Un giorno non si è presentato a scuola. Pensavamo non fosse stato bene, ma il giorno dopo i suoi familiari sono venuti a scuola chiedendoci se l’avessimo visto. Sono rimasta 4 anni alla scuola di Kef e non l’ho mai più visto né ho saputo nulla di lui. Con noi lui non aveva mai parlato di politica, non si poteva, era troppo pericoloso. E nessun familiare poteva avere informazioni dalla polizia su dove un detenuto fosse stato condotto. Era il 1998: erano passati più di dieci anni dal primo evento raccontato, ma la sostanza non era cambiata.
Se leggerete il libro, in una delle prime pagine troverete l’illustrazione della moschea al-Zaytuna di Tunisi: è la carta d’identità della Tunisia, rifiutata da Bourghiba come tutto ciò che rappresentava l’Islam: il velo, il Corano, la fede. Rifiutati perché considerati inutili. Bourghiba non voleva che l’immagine della Tunisia venisse associata all’Islam. Invece la moschea di Tunisi e quella di Kairouan, la più antica del paese, sono molto importanti per noi tunisini.
Consiglio di leggere questo libro per scoprire come, nonostante le difficoltà, a partire dalla mancanza di ospedali, insegnanti, scuole e tanti altri servizi, le persone tunisine, pur soffrendo, abbiano sempre dimostrato grande forza interiore.

Questo articolo fa parte di un numero speciale di Touki Bouki pubblicato nel dicembre del 2024. 32 pagine di storie di vita, analisi, fotografie, illustrazioni e cartine geografiche interamente dedicate alla Tunisia. Chi volesse riceverne una copia cartacea (fino a esaurimento copie) può farne richiesta, con un piccola donazione, scrivendo a redazione.toukibouki@gmail.com.