Mi arriva un messaggio su WhatsApp Web: apro la finestra del computer, è qualcuno che scrive sul gruppo dei “barranquini”. Così ci chiamiamo noi volontari che per quest’anno risiederemo a Barranco, il quartiere della città che nasce come cittadina di pescatori. Il messaggio è inaspettato e poco rassicurante: “Ragazzi, c’è stato un colpo di stato”. Io ed Elisa ci guardiamo sconcertate: cosa vorrà dire? In che senso?
“Pensaci quattro volte e, se mai hai solcato le onde, non essere precipitoso a navigare l’Eussino, vedendo questo vuoto sepolcro di Doro, il quale, lontano da Pario, da qualche parte, chissà dove, trattengono le dune del mare.” Giorgia Ansaloni, insegnante della Scuola Frisoun, analizza alcuni epigrammi sepolcrali dedicati ai naufraghi nell’Antologia Palatina.
Manuela Rocha, redattrice argentina di Touki Bouki, è arrivata a Nonantola nel dicembre dello scorso anno da Paranà, insieme ai figli Vicente e Nina, per ricongiungersi con il marito, Paolo Fiorelli, giunto in Italia qualche anno prima di lei. Qui ricostruisce il pezzo italiano dell'albero genealogico della sua famiglia, che ha origine da una storia d'amore sbocciata su una nave di immigrati diretti in Sud America.
In lingua wolof "Touki Bouki" significa “il viaggio della iena” e fa riferimento a una figura della tradizione orale centrafricana, una sorta di “trikster”, imbroglione, divino idiota, per certi versi simile all’Ananse ghanese e al Giufà siciliano. Katia Ferrara si è messa sulle sue tracce, cercandone l’origine e i prolungamenti (che ci porteranno dritti dritti fino all’omonimo film di Djibril Diop Mambéty, nume tutelare del nostro almanacco di paese).
È stata mia figlia a farmi capire che dovevamo fuggire perché quando suonava la sirena, alle 4 o alle 5 di notte, si svegliava e, come una zombie, si alzava e andava in bagno. Alla mattina, quando era il momento di alzarsi per andare a scuola, era così addormentata che non riuscivo a svegliarla.
Dove si sostiene fra l'altro che di fronte all'attuale scenario da "fine del mondo" è necessario sforzarsi di “cambiare sguardo sulle realtà sociali di cui ci occupiamo, considerandole meno occasione di analisi o di intervento e più come situazioni umane da cui apprendere e rendere parlanti.” Anticipiamo l'articolo di Giancarlo Gaeta che uscirà su uno dei prossimi numeri della rivista "Gli asini".
Una campagna di raccolta scarpe e indumenti usati per le persone che lungo i sentieri del valico alpino del colle del Monginevro tentano raggiungere la Francia.
Dopo il caso del rave-party di Campogalliano (Mo), in questo pezzo, uscito sul "Domani" del 4 novembre, lo scrittore Ugo Cornia si interroga su un aspetto che le polemiche di questi giorni hanno trascurato: il rapporto tra l'organizzazione di un grande raduno e gli algoritmi delle big tech.