"Mi interessano le persone emarginate perché credo che facciano di più per l'evoluzione di una comunità rispetto ai conformisti. Le persone emarginate mettono in contatto una comunità con un mondo più vasto. I personaggi di 'Touki Bouki' sono interessanti per me perché i loro sogni non sono quelli della gente comune. Anta e Mory non sognano di costruire castelli in Africa; sognano di trovare una sorta di Atlantide oltreoceano. Seguire il loro sogno mi ha permesso di seguire i miei sogni. E il mio modo per sfuggire a quei sogni era ridere di loro." (1)
Partito dodicenne dal Pakistan, Chand ha attraversato l’Afghanistan, l’Iran e la Turchia, per arrivare, dopo un anno di viaggio, a Crotone, Italia, e da lì a Modena, dove vive in una comunità per minori. Nella sua storia sembra di sentire gli echi di "Dagli Appennini alle Ande", uno dei racconti mensili del libro "Cuore". Solo che, l'avesse scritto oggi, De Amicis l'avrebbe intitolato "Dalle Ande agli Appennini".
Il vivido racconto di un'esperienza indimenticabile nei luoghi dove è ambientato "Touki Bouki", nel Senegal delle periferie, tra il folclore musicale e la gente comune.
Se dovessi dare un luogo alle mie radici queste sarebbero senza dubbio a Nonantola. Io a dire il vero a Nonantola non ci ho mai abitato. Ho abitato ad Albareto, tra Modena e Nonantola. Ma mai a Nonantola, che per me è più che altro un luogo mentale, circoscritto all'infanzia e alle storie della nonna Gisella.
Due ragazzi si mandano biglietti d’amore, però vengono scoperti dai loro genitori i quali, coinvolti anch'essi in uno scambio surreale di biglietti, credono che il padre del ragazzo tradisca la moglie con la madre della ragazza e viceversa. Non c’avete capito niente? I film di Keaton sono così: più provi a raccontarli, più ti cacci in un pasticcio da cui è difficile uscire.
Un viaggio in un paesaggio incontaminato, esplorando con le orecchie e con gli occhi gli incredibili spettacoli che la natura può offrire dalle prime luci del giorno.
"Partamm" in dialetto modenese significa “partiamo”, un bellissimo modo di definire l’immigrazione. Si parte per ragioni molto diverse: per scappare dalla famiglia, dalla miseria, dalla violenza; si parte per spirito di avventura, per curarsi o in cerca di occasioni; si parte per amore o per disperazione. Ma una cosa che accomuna chiunque decida di lasciare la propria casa e il proprio pase è che a un certo punto dice “partiamo”.